Fuggito dalla Germania nazista, approdato in America attraverso la "Via dolorosa" degli esiliati e dei profughi, il protagonista di questo romanzo postumo di Remarque esperimenta fino in fondo l'avventura del fuoruscito. Nè interamente uomo, nè interamente oggetto, alla ricerca di se stesso e pure costretto continuamente a rinnegare se stesso, libera preda per cacciatori di ogni sorta, piagato nel corpo e nell'anima dal ricordo degli orrori subiti e dal rimorso nei confronti di quanti all'oppressione naziista non sono sopravvissuti, ombra fra le molte che in America hanno trovato un'amara parvenza di salvezza, Robert Ross conosce in se stesso e nei suoi opachi compagni d'esilio ogni aspetto dell'esistenza del profugo, vive la nevrosi di chi, temendo ogni momento presente, non nutre speranza per il futuro nè può, senza orrore o angoscia o rimorso, rifarsi al passato; di chi avverte la futilità delle "piccole gioie della vita" di fronte alla tragedia di un'umanità intera, e tuttavia non ha altro rifugio che quelle; di chi vive con paura e cattiva coscienza anche i rari momenti di quieti. Una relativa sicurezza, il raggiunto benessere, la passione per una giovane russa malata di un'assurda nostalgia, non saprebbero dare a Ross la forza di accettarsi, se non lo sostenesse l'esasperata e lucida ansia di fare giustizia. E' solo quest' ansia a impedirgli di chiudere la propria esistenza come i suoi compagni d'esilio, come lo stesso leggendario Kahn, l'eroe che ha beffato la Gestapo e le SS, impiccato a un lampadario o con una pallottola nella tempia in una notte di solitudine.